“La cosa più brutta che possano dirmi riguardo a una mia foto è che sia bella. Una foto non deve essere bella, deve essere comunicativa”. (Joe McNally)
Siccome non si finisce mai di imparare, domenica, mentre l’Italia si giocava l’Europeo, io documentavo un evento. Uno dei partecipanti, Davide, non passava inosservato per l’altezza notevole e il completo blu elettrico e il capello lungo. Questo lo devo fotografare assolutamente, mi sono detto.
Ho pensato subito a come rappresentarlo al meglio, gli ho chiesto di venire con me, di posare qui e di fare così e così con le mani. Bum, fatto. La luce era un po’ debole, ma sapevo che la foto sarebbe uscita comunque “bella”.
Poi però lui ha preso la situazione in mano: “adesso facciamola cosi’”, si è messo in ginocchio e ha sollevato le gambe più o meno a due metri, con una naturalezza che a me non verrebbe neppure agganciato a una gru. La luce era sempre debole, ma questa volta la foto non era solo “bella”; era una foto comunicativa.
Davide è giovane, è un ballerino, è forte, ha una personalità esuberante e questa foto lo dice.
Fossi rimasto chiuso nel mio mondo di luci, diaframmi e pose, non avrei mai colto Davide per quello che è.
Fortuna che è stato lui stesso a “svegliarmi” e a ricordarmi che la fotografia non si fa con la teoria e che una foto non deve essere bella, ma, prima di tutto, deve comunicare qualcosa.