Quando guardo fotografie in rete, molto spesso mi capita di notare scatti potenzialmente molto buoni, rovinati da una cattiva post produzione. Qualche volta il problema sta in un uso eccessivo di Photoshop o nella gestione dell’esposizione, ma la maggior parte delle volte, quello che noto sono i colori davvero poco accurati.
Credo che la causa principale sia da ascrivere a un uso indiscriminato di filtri, senza nessun tipo di “bilanciamento del bianco” apportato né prima, né dopo aver applicato i filtri. In pratica si confonde la color correction con la color grading, affidando l’intera post produzione a un semplice “click”.
Non ho nulla contro i filtri, sia chiaro. Li uso pure io, da anni. E se da un lato capisco il bisogno di ottimizzare i tempi e mi ritrovo spesso con la necessità di “automatizzare”, non mi esento mai dal preparare tutte le mie foto, bilanciandone i colori. Tutte. Le. Mie. Foto. Una per una.
Sì perché è impossibile pensare che un filtro funzioni su ogni nostra immagine allo stesso modo. Facciamo un esempio con un matrimonio: si comincia, di solito, in situazione di luce, nei pressi di una abitazione e si finisce, di solito, che è notte, molto spesso all’aperto, o in un ristorante. Già questo fa capire benissimo che le immagini scattate all’inizio saranno necessariamente diverse da quelle scattate la notte. Se io appiccicassi lo stesso filtro a tutte le immagini, senza averle prima sistemate con esposizione e bilanciamento del bianco, farei davvero un disastro!
Va bene avere uno stile, anzi, DEVI avere uno stile. Ma lo stile deve tener presente il contesto, altrimenti sarà difficilissimo che il tuo stile funzioni; l’impressione che darai è che “sai fare solo quel tipo di foto”. No bueno!
Ecco, un fotografo che sviluppa bene i suoi scatti lo riconosci da questo aspetto semplice: le sue foto funzionano sempre, perché osserva quello che ha davanti e sviluppa a partire dal contesto. Che scatti un interno, un ballo di gruppo, o un ritratto in studio, un bravo fotografo edita in maniera efficace i suoi scatti. E non è nemmeno troppo difficile. Basta rispettare le due fasi di color correction (che altro non è che un bilanciamento del bianco fatto per bene) e color grading.
Prima di qualunque altra modifica alla foto, io ti consiglio di concentrarti sulla color correction. E’ quella la base di una ottima post produzione. E fondamentalmente significa eliminare tutti i colori “strani” presenti nelle foto e che provengono da luci e o riflessi “strani”.
Se tu scattassi in studio e facessi foto di prodotto, utilizzeresti una grey card per il bilanciamento del bianco, in un ambiente dai colori neutri. Ma se stai leggendo questo post, probabilmente non fai foto di prodotto e la location della tua ultima sessione fotografica non è una sala pose, quindi ti tocca ricorrere al bilanciamento del bianco in post produzione.
Niente paura. Si possono ottenere ottimi risultati.
C’è solo una condizione fondamentale, perché tutto questo avvenga:
Scatta in Raw.
Se non scatti in Raw, non c’è modo di aggiustare i colori in post produzione. Questa è in assoluto l’unica regola che abbiamo.
Allora, se hai scattato in raw e hai importato le tue foto in Lightroom o Capture one, la PRIMA cosa da fare è… farti una domanda. Chiediti se i colori che stai vedendo assomigliano ai colori che hai visto lì nella realtà. E se la risposta è “più o meno” (perché in genere la risposta è quella), vai sugli slider di temperatura e tinta e comincia a muoverli fino a che i colori non ti sembreranno “giusti”. In genere ogni modello di fotocamera ha un suo modo specifico di catturare i colori. Il tuo primo compito, come “sviluppatore”, è quello di aggiustare i colori in modo che sembrino più vicini possibile alla realtà. In genere, una immagine può presentare una sfumatura verso il blu o verso il giallo, il verde o il viola (o anche più sfumature in diverse parti dell’immagine). Ecco, quando hai corretto il colore di una immagine, questa sfumatura di colore sparisce. C’è un metodo scientifico per raggiungere un buon bilanciamento del bianco: si usa come riferimento all’interno dell’immagine un colore bianco o grigio (se c’è!): ci passo sopra il “color picker” nel pannello del WB e se i valori numerici che vengono sono molto vicini, allora clicco e l’immagine si bilancia da sola.
Nel tempo, l’occhio si abituerà al WB e potrai praticamente trovare autonomamente il WB, semplicemente muovendo gli sliders a intuito (a patto che tu abbia un monitor calibrato!) Quando sviluppo foto di matrimonio e vedo che il bianco del vestito da sposa è “veramente bianco”, allora so che ho fatto un buon lavoro. Una volta trovato il WB di una foto, generalmente lo copio-incollo su tutte le altre foto scattate nella stessa location. Dopodiché, me le riguardo una per una e faccio le modifiche del caso.
Per questo, penso che l’approccio migliore sia quello di suddividere le foto in blocchi, a seconda delle condizioni di luce e colore presenti, e post produrre in maniera uniforme ciascun blocco di foto, ciascuna location, insomma.
Tutto questo procedimento viene generalmente chiamato “color correction”, ed è il passo prima della ben più famosa “color grading”, detta anche “la color”.
La differenza tra i due momenti è che la color correction prepara il terreno per il “grading”, che dovrebbe essere molto meno invadente. La color grading semplicemente aggiunge un aspetto emotivo ed estetico alle immagini: le rende uniformi, piacevoli, artistiche, se vogliamo. E nulla vieta che i colori vengano stravolti, se vogliamo dare un forte impatto emotivo alle nostre immagini.
Il problema è un altro, e nasce, secondo me, quando si confondono color correction e color grading.
Usare un filtro sulle immagini significa prendere il bilanciamento del bianco già per buono. Che può succedere se si scatta in studio ma, in situazioni non-controllate, è abbastanza raro.
Il procedimento invece, richiede due momenti diversi e successivi, come spero di aver dimostrato in questo piccolo articolo. Rispettare questi due passaggi può davvero migliorare di molto il look delle tue foto!
Tre bonus tips per i più esperti:
1) Se usi più camere nello stesso contesto, dovrai correggere il WB di ciascuna camera autonomamente. Una delle fotocamere Fujifilm che uso, ad esempio, produce immagini molto più “verdi” delle altre. Quasi sempre, per uniformare gli scatti, mi trovo ad alzare di +3 lo slider della tinta: facendo così, i colori di tutte le mie Fuji diventano pressoché identici. (Ripeto: sto parlando della stessa azienda che usa una color science che dovrebbe essere identica per ciascuna fotocamera!)
2) Togli il bilanciamento del bianco automatico dalla fotocamera, mentre scatti. Non è un aspetto fondamentale. Trova magari un minuto per aggiustarlo personalmente: la camera manterrà le impostazioni che le dai. Questo ti aiuterà a vedere le cose in maniera più organica sia in fase di scatto, sia in post produzione.
3) Usa un monitor adatto allo sviluppo. I monitor dei nostri computer, anche dei più costosi, non possono competere con l’accuratezza di un monitor professionale. Se proprio non puoi permetterne uno (e ci sta, perché costano!), pensa magari a mettere in conto l’acquisto di un dispositivo per calibrare il tuo monitor (hanno un prezzo molto più accessibile!).